Lo scorso anno finì fuori gara, inchinandosi alla sfortuna prima
ancora che alla bravura dell’equipaggio Romagna-Addondi; stavolta
invece alla strada c’è rimasto così incollato da
stracciare il record del circuito e lasciarsi dietro tutti gli altri
equipaggi. Finalmente Manuel Sossella.
Alla sua terza apparizione sulle strade di casa, il pilota di Torri
di Quartesolo vince l’undicesima edizione del Rally Città
del Palladio, Secondo Ronde, superando il veterano del podio (3 le vittorie
complessive) e vicentino della Riviera Berica Luca Ferri.
Che sarebbe stato un derby lo si era capito fin dalle iscrizioni, con
gli amici-rivali partiti rispettivamente con il numero 1 e 2 e soprattutto
freschi di due titoli importanti, l’International Rally Cup per
il quartesolano e l’International Rally Series per il rivierasco.
Ai nastri di partenza sono 124 gli equipaggi iscritti, di cui 13 su
auto storiche. Il Ronde, come il nome fa intuire, è una prova
speciale di 10,8 chilometri da ripetere 4 volte sul percorso di Selva
di Trissino. Una maratona a motore di 42,800, che diventeranno quasi
200 totali tra trasferimenti e riordini.
Si comincia presto, dopo le 7 del mattino, con la gente che già
si assiepa laddove il percorso permette di ammirare il passaggio dei
bolidi in sicurezza. Sossella ed il suo navigatore di lungo corso Walter
Nicola debbono rinunciare alla loro Subaru Impreza e ripiegare, si fa
per dire, su una Citroen C4, ben bilanciata dal “mago” Luca
Zonca. Ferri e Daddoveri rispondono con la Ford Focus di stagione, il
loro “cavallo alato” con cui si sono presi 3 dei 5 podi
dell’Irs.
E l’inizio sembra premiarli con la prima prova portata a casa
in scioltezza davanti a Sossella e Gentilini. Sembrerebbe il preludio
di un’altra cavalcata trionfale, ma Sossella rompe gli indugi
e soprattutto dà briglia al suo “drago” cosicchè
i tre giri successivi diventano più una sfida contro il tempo
che con i rivali: 6’55’’.09 al secondo, 6’56’’
al terzo e soprattutto 6’53’’07 nell’ultimo.
Ferri gli resta in scia, prova pure a forzare con qualche danno alla
sua auto, ma resta sempre sopra i 7’.
Dietro Gentilini deve rinunciare al ruolo di terzo incomodo per fare
posto, sul traguardo finale, alla poderosa rimonta di Andrea Dal Ponte,
che di “Palladio” ne ha vinti due. Insomma, una gara vera,
dura fino all’ultimo e che non si sia trattato di una passeggiata
lo confermano gli oltre 30 ritiri, un quarto dei concorrenti.
Donne e motori, gioie e dolori. E pure il lavoro prezioso ed
oscuro di Paola, Elisabetta, Beatrice, delle giovanissime Sofia e Ilaria
e delle altre volontarie in giaccone bianco. Sono anche loro a decretare
il successo della Scuderia Palladio.